Il Progetto

QUESTIONE D’IMMAGINE - La rappresentazione del sociale sui media

Cos’è
È un progetto che unisce giornalismo, ricerca sociale e competenze nella produzione di contenuti video-fotografici. Nasce come piattaforma aperta di discussione, per favorire una riflessione sempre più urgente nel mondo dei media italiani. Per la prima volta in Italia, esso indaga in modo organico sui meccanismi di costruzione dell’immaginario collettivo sulle tematiche sociali a rischio di discriminazione, attraverso l’analisi delle fotografie e dei servizi video dei principali media nazionali. Il progetto intende, in particolare, mettere in evidenza pratiche discutibili e punti di forza nella selezione, nel montaggio e nella presentazione delle immagini su tematiche sensibili.

L’origine
Questione d’Immagine nasce come la prosecuzione ideale di “Parlare Civile” aprendo un nuovo fronte: quello delle immagini, intese come fotografie e servizi video. I partner del progetto, finanziato da Open Society Foundations, sono Redattore sociale, il primo network italiano di informazione sulle tematiche sociali, Parsec una delle più importanti associazioni di ricerca e intervento sociale e Zona, associazione nata da un’idea di Giulia Tornari, editor dell’agenzia Contrasto, e di un gruppo di fotografi di livello internazionale uniti dalla passione per la documentazione della società e per la sperimentazione di nuovi linguaggi nel video, nella fotografia e nel giornalismo.
Da Parlare Civile il progetto mutua l’atteggiamento non censorio e l’approccio di confronto e dialogo con i rappresentanti del mondo giornalistico e fotografico, le testate, il sindacato e l’Ordine dei giornalisti.

Il problema
Le immagini, molto più delle parole, creano etichette e generalizzazioni su fenomeni sociali complessi che coinvolgono le fasce più deboli o minoritarie della popolazione. Oppure, al contrario, la forza di uno scatto e di una scena diventano un “simbolo” che aiuta a fissare un momento, una storia, a lungo nell’immaginario collettivo. Servono competenze diverse (giornalistiche, fotografiche, antropologiche e sociologiche) per tentare di decostruire alcuni tipici cliché della produzione dei media. Partendo dal “prodotto finito” (il reportage, la pagina di giornale, il servizio di un Tg) Questione d’immagine cerca di risalire ai meccanismi che portano a scegliere determinate immagini piuttosto che altre, ad associarle ad alcune parole e ad altri fatti e immagini, anche d’archivio o di stock.

Gli argomenti e le domande
Le prime tematiche selezionate sono cinque: Immigrazione, Rom, Genere, Aids, Droghe. Quanta visibilità hanno avuto questi argomenti?
Qual è stato l’orientamento delle singole testate nei confronti di questi temi?
Cosa è stato mostrato e come?
Quali icone sono emerse e come si sono avvicendate nel tempo?
Come è stata gestita la “messa in pagina”?
A quali “categorie umane” prodotte dal discorso pubblico le fotografie e i video si sono prestati a dare un volto? Sono questi alcuni degli interrogativi da cui Questione d’immagine è partito.

Il metodo
Per ogni tema viene svolta un’ampia ricerca sui media, selezionando una serie di casi simbolo trattati su differenti mezzi di informazione (quotidiani di diverso orientamento, settimanali e i telegiornali delle tre reti della Rai). Quindi viene elaborata un’analisi suddivisa in capitoli e paragrafi.
Nel caso dei servizi del telegiornale, si è scelto di concentrarsi su quelli della Rai per questioni di accesso all’archivio e per l’importanza del servizio pubblico nella diffusione di immagini e informazione legata ai temi sociali. Per i video, oltre alle immagini utilizzate viene tenuta in considerazione anche l’associazione con il testo del servizio, il posto nella scaletta o nei titoli di testa. Nel caso delle fotografie, la coerenza con i titoli e le didascalie è uno degli elementi centrali. Altri aspetti analizzati sono i possibili criteri di scelta, la tempistica, l’uso solo “illustrativo” o nel merito della notizia.
Una parte è dedicata alle nuove fonti di produzione delle immagini, che chiamiamo “non convenzionali”. Professionali o citizen? A raccontare un fatto è il diretto protagonista o un testimone che deve essere il più possibile neutrale? Laddove ci sono prescrizioni deontologiche, come con la Carta di Roma, si tiene conto anche di questo.
Consideriamo anche gli aspetti drammatizzanti, come la ripetizione di sequenze forti, l’insistenza su alcuni dettagli, le immagini eccessivamente mosse, le musiche, le inquadrature, la prospettiva, il punto di vista, la ripetizione acritica delle stesse (o dello stesso tipo di) immagini fino a farle diventare “di routine”. Così vediamo quando lo scatto diventa stereotipo e l’immagine passa dal caso individuale alla costruzione dell’identità sociale.

Avvertenze per la navigazione
Questione d’immagine è un sito pensato per essere navigato senza un ordine sequenziale o gerarchico. Ognuna delle cinque sezioni è divisa in capitoli, che sono delle macroaree tematiche, ad esempio “Integrazione” o “Sfruttamento” all’interno della sezione Immigrazione. Ogni capitolo ha un’introduzione riassuntiva che tiene il filo complessivo del racconto e rimanda mediante link alle altre parti dell’analisi. Ciascun capitolo si snoda attraverso dei casi, come “La storia di Rachid” (da vù cumprà a dottore) o “La rivolta di Rosarno”. L’analisi di questi casi rimanda, a sua volta, a una serie di paragrafi in cui è diviso ciascun capitolo.
Ogni testo è corredato di fotografie, video e link ad altre sezioni del sito oppure a pagine di Parlare Civile cui si collega in un dialogo ideale.

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